Un presidio in piazza e un incontro pubblico aperto agli interventi dei rappresentanti degli enti della categoria, delle Associazioni regionali di Stampa, dei Cdr e ai colleghi, lombardi e di tutta Italia. Questo è stata #VoceAiGiornalisti, la manifestazione organizzata a Milano da Associazione Lombarda dei Giornalisti e Fnsi per «riportare al centro dell’attenzione di istituzioni, politica e cittadini i temi del lavoro giornalistico e del ruolo dell’informazione in democrazia. Per dire ‘no’ a tagli indiscriminati all’occupazione e ai redditi e ‘sì’ a nuove politiche industriali e a investimenti sulla professione», come ha ricordato Paolo Perucchini, presidente dell’Alg, aprendo il presidio in piazza 25 aprile.
Dopo gli interventi in piazza, i giornalisti si sono spostati in corteo nel vicino cinema Anteo, dove la giornata è proseguita tra approfondimenti, testimonianze, denunce, suggerimenti sui temi cardine di una professione sempre più sotto attacco.
«È importante che oggi tutti gli enti della categoria si rivolgano con una voce sola agli interlocutori, istituzionali e politici – ha detto Giovanni Negri, coordinatore degli enti, introducendo i lavori -. Abbiamo già scritto al presidente Mattarella per sottoporre alla sua attenzione le tante criticità del nostro settore. Le sfide che abbiamo davanti sono impegnative. Per questo abbiamo il dovere di affrontarle insieme in difesa della professione».
Il presidente della Lombarda, Paolo Perucchini, ha quindi ricordato che «siamo qui per alzare la voce e farci sentire. Lo facciamo perche siamo alle corde. Rischiamo di diventare una razza in via di estinzione. Dai grossi gruppi alle piccole realtà, le aziende sono in crisi ovunque. Una svolta non è più rinviabile. Chiediamo risorse per rilanciare il lavoro, perche l’informazione la fanno i giornalisti e non le nuove tecnologie da sole; chiediamo sostegno a chi assume giornalisti e regole che vietino i premi ai manager quando tagliano i costi usando ammortizzatori sociali. Chiediamo agli editori un nuovo patto sociale: noi garantiamo il lavoro e loro devono garantire occupazione, emersione del lavoro irregolare, ricambio generazionale».
Il punto è dare diritti e tutele a chi non ne ha. «In questo senso, il nuovo contratto con l’Uspi è primo passo. Dobbiamo fare sistema, fare squadra e ripartire dai territori per affrontare insieme le grandi sfide della professione. Milano c’è», ha ribadito il presidente della Lombarda.
«Siamo qui insieme con gli enti e le Associazioni regionali di Stampa – ha esordito il segretario generale Raffaele Lorusso – per lanciare un appello alle istituzioni e al governo che verrà, a cui sottoponiamo e sottoporremo le criticità di questo settore: una normativa antitrust non al passo con i tempi, il tema mai risolto dei conflitti di interessi, il tema della raccolta pubblicitaria (mai affrontato in questo Paese) e il ruolo del ‘over the top’. Chi fa profitti utilizzando informazione professionale deve pagare le tasse come tutti gli altri».
Fra gli altri punti toccati da Lorusso, anche il problema delle minacce ai cronisti, il fenomeno delle cosiddette ‘querele bavaglio’. La riforma del reato di diffamazione a mezzo stampa. «Temi sui quali non ci fermeremo – ha detto – come non ci fermeremo nella lotta per il lavoro regolare. Le redazioni si svuotano, il modello che vogliono gli editori è fatto di pochi redattori in redazione e di tanti collaboratori senza garanzie né tutele fuori dalle redazioni. Un modello da contrastare in ogni sede».
Occorre ridare centralità al lavoro, perché il tema del lavoro è scomparso dall’agenda politica. «Bisogna includere – ha insistito il segretario generale – per ridurre le diseguaglianze. Lo scorso governo ha messo in campo tra il 2014 e il 2018 ben 188 milioni di euro, andati a finanziare pensionamenti anticipati che hanno consentito alle imprese di distruggere occupazione senza crearne di nuova. Nulla è stato fatto per sostenere il lavoro».
Lorusso ha poi citato la dichiarazione congiunta firmata di recente con l’Aran, «che dopo 18 anni apre la strada alla contrattazione per gli uffici stampa nella pubblica amministrazione», e la necessità di intavolare il confronto con gli editori anche sul lavoro autonomo. «Hanno ragione quegli editori che dicono che serve più qualità nell’informazione. Il problema – ha concluso – è che abbiamo visioni divergenti sulle terapie da adottare. Non si può pretendere informazione di qualità se i giornalisti non sono pagati in maniera equa e sono privi di diritti, tutele e garanzie. Dobbiamo mettere in campo la nostra capacità di mobilitazione nel confronto con gli editori, ma anche nei confronti del governo. Dobbiamo riscoprire una dimensione collettiva per affrontare le grandi questioni e le crisi quotidiane. Pur nella difficoltà del momento, in cui a qualcuno farebbe comodo avere cittadini meno informati e dunque più influenzabili, è nostro dovere alzare la voce con le istituzioni e nei confronti di chi è tenuto ad adottare i provvedimenti che chiediamo. Perché l’assalto alla professione giornalistica è un assalto alla democrazia rappresentativa. Noi siamo la libera stampa: non possiamo lasciare soli i cittadini».
Per il presidente Giuseppe Giulietti, «compito del sindacato è dare risposte, diritti, tutele e garanzie. Ma per farlo servono interlocutori: editori, politici, istituzioni con i quali parlare con una sola voce. Dobbiamo insieme costruire soluzioni ai problemi della categoria. Da Milano deve partire un messaggio fondamentale: il coordinamento degli enti non è una realtà simbolica, ma un motore di azioni concrete. Ci sono vertenze simboliche che vanno sposate da tutti gli enti della categoria. Rivolgiamoci al presidente della Repubblica, ai presidenti delle Camere, mandiamo a loro e poi al governo che verrà le proposte della categoria per rilanciare il settore, per contrastare le querele bavaglio, le minacce ai cronisti e il lavoro precario. Facciamo partire da Milano la mobilitazione per un nuovo percorso unitario dei giornalisti italiani».
Anna Del Freo, segretaria generale aggiunta vicaria della Fnsi e componente del Comitato esecutivo della Federazione europea dei giornalisti, ha ricordato che in tutta Europa e in tutto il mondo l’informazione è in pericolo e i giornalisti mettono spesso a rischio la loro vita per garantire ai cittadini il diritto ad essere informati.
«L’Inpgi è in crisi – ha sintetizzato la presidente Marina Macelloni – ma il problema non è il bilancio dell’ente. Il problema sono le dinamiche del mondo del lavoro che da un decennio caratterizzano il giornalismo: se continuano queste dinamiche non sparisce l’Inpgi, sparisce la categoria. Anche per questo abbiamo accolto con favore il nuovo contratto con l’Uspi, che abbiamo calcolato potrà portare 9 milioni di euro all’anno nelle casse dell’istituto».
Guido Besana, componente della giunta esecutiva della Fnsi, ha sottolineato la necessità di alzare il tiro nei confronti delle aziende che non rispettano le regole. In particolare, ha assicurato la massima attenzione da parte del sindacato nei processi di cessione di testate, annunciati da Mondadori: «Occorre evitare che si trasformino in licenziamenti mascherati di colleghi come avvenuto negli anni passati in operazioni analoghe».
Alessandra Costante, vicesegretaria Fnsi, è tornata sul tema degli uffici stampa, per ribadire che «lavoriamo con l’obiettivo di garantire diritti e tutele a tutti i giornalisti che vi lavorano». Il presidente e il coordinatore della Commissione lavoro autonomo, Mattia Mottia e Maurizio Bekar, hanno rilanciano l’appello all’unità della categoria, lavoratori dipendenti e lavoratori autonomi.
Claudio Silvestri, segretario del Sindacato unitario giornalisti della Campania, ha lanciato la manifestazione del 12 giugno a Napoli. Al centro in quella occasione ci saranno i temi delle querele temerarie e delle minacce ai giornalisti.
Numerosi, infine, gli interventi dei colleghi, in rappresentanza di numerose realtà lavorative lombarde, che hanno espresso la volontà di tornare ad alzare la voce insieme con il sindacato e gli enti della categoria in ogni sede.