ORDINE DEI GIORNALISTI DELLA SARDEGNA
Più coerenza sull’equo compenso
Il Consiglio regionale dell’Ordine dei giornalisti della Sardegna ha esaminato il nuovo Documento di indirizzi per l’iscrizione dei pubblicisti approvato dal Consiglio nazionale il 14 maggio 2014. Relativamente alla parte retributiva, il Consiglio dell’Odg sardo ha rilevato gli stessi limiti e le stesse contraddizioni evidenziate nel caso dei praticantato da riconoscere attraverso il sistema del “ricongiungimento”.
Infatti, per quanto riguarda l’iscrizione dei pubblicisti il nuovo Documento prevede che il minimo nel biennio sia di “almeno 800 euro”. Il Consiglio dell’Odg sardo per il 2012 aveva portato il minimo da 800 a 1000 euro con l’impegno di proseguire a fine 2014 con un ulteriore e progressivo aumento nello spirito delle norme sull’equo compenso.
Ora, nel ridurre la retribuzione minima a 800 euro, il nuovo Documento del Consiglio nazionale prevede che l’aspirante pubblicista che collabora con un quotidiano debba presentare copia di almeno 70 articoli. Questo significa che per essere iscritti all’Ordine sarà sufficiente scrivere articoli (non notizie brevi, che non vengono prese in considerazione) retribuiti mediamente 11 euro e 42 centesimi.
Per quanto riguarda il cosiddetto “ricongiungimento” (la possibilità per i pubblicisti che vivono di professione di sostenere l’esame di Stato) non era stata accolta la proposta dei presidenti regionali degli Ordini di fissare, tra i requisiti, il minimo tabellare del contratto nazionale di lavoro. Quella indicazione era stata addirittura dimezzata dal Consiglio nazionale. Ciò significa che il “ricongiungimento” professionale può essere richiesto anche da chi ha una retribuzione media giornaliera di circa 15 euro.
In entrambi i casi (iscrizione dei pubblicisti e “ricongiungimento”) le previsioni retributive sono nettamente al di sotto di quanto previsto dal recente accordo nazionale sull’equo compenso. Per questo motivo il Consiglio regionale dell’Ordine dei giornalisti della Sardegna chiede al Consiglio nazionale di rivedere i contenuti dei due Documenti e di riportarli a coerenza rispetto alle tanto sbandierate battaglie sull’equo compenso. Per contrastare lo sfruttamento degli aspiranti pubblicisti e dei collaboratori è necessario non riconoscere e non legittimare le retribuzioni più basse, retribuzioni minime che i datori di lavoro riescono spesso a imporre grazie anche alle promesse di iscrizioni all’Albo o all’esame di Stato.
Il presidente
Filippo Peretti