La Fnsi e le Associazioni regionali di Stampa di Ancona, Bologna, Genova, Firenze, Milano, Perugia e Roma non hanno firmato il piano di riorganizzazione dell’Editoriale Nazionale, che edita le testate Il Resto del Carlino, Qn, Il Giorno, La Nazione e Quotidiano.net. «Un no compatto e unanime al piano, costruito dall’editore con il chiaro intento di fare, ancora una volta, cassa», rileva il sindacato.
«Il piano, che secondo l’editore sarebbe una proroga del precedente, introduce una palese violazione del contratto nazionale di lavoro giornalistico, firmato dalla stessa Fieg di cui è presidente Andrea Riffeser Monti, editore appunto dell’Editoriale Nazionale. È previsto – spiegano la Fnsi e le Assostampa – che agli articoli 2 e 12 del Gruppo, circa un centinaio, sia applicata una cassa integrazione a rotazione giornaliera/settimanale, di fatto attribuendo a queste figure un orario di impegno basato su una base oraria che il loro inquadramento non prevede. Tutto questo comporterebbe un inammissibile precedente nel panorama giornalistico che porterebbe a cambiare di fatto l’inquadramento di corrispondenti e collaboratori fissi, che a questo punto, andrebbero considerati come articoli 1 e assunti con questa tipologia contrattuale: se Editoriale Nazionale li considera così ai fini della cassa integrazione, allora li valorizzi trasformandoli subito in articoli 1. Inoltre, il nuovo piano prevede una massiccia cassa integrazione per gli articoli 1 che non è nemmeno ridotta in proporzione alle uscite già avvenute col precedente».
Federazione nazionale e Associazioni regionali di Stampa auspicano, quindi, che «l’editore riveda il piano e torni al tavolo, tenendo conto delle osservazioni fatte. Altrimenti dovremmo registrare, ancora una volta, la chiara volontà di usare gli ammortizzatori sociali come misura per un taglio strutturale del costo del lavoro, in spregio alla normativa esistente che la dimensiona come uno strumento eccezionale per la riorganizzazione in presenza di crisi. Questo, soprattutto, in un Gruppo che oggi chiede altri 18 prepensionamenti dopo i 27 già avuti nel corso del 2023 e dopo le decine degli anni precedenti. Dagli editori – conclude il sindacato – ci aspettiamo un comportamento più maturo e responsabile e una visione industriale prospettica volta a una buona qualità dell’informazione nel rispetto dei diritti di lettori e giornalisti».