mercoledì, Dicembre 4

Inchiesta Perugia, Costante: «A pubblicare notizie i giornalisti non commettono mai reato»

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Giovanni Tizian, Nello Trocchia e Stefano Vergine indagati per accesso abusivo e rivelazione di segreto. La denuncia del direttore Fittipaldi: «Rischiano fino a cinque anni di carcere, ma hanno solo fatto il proprio lavoro, pubblicando notizie vere a beneficio unico dei lettori». La segretaria generale Fnsi: «Non vorremmo che l’indagine a carico dei colleghi dovesse servire ad annichilire ancora una volta la libertà di stampa».

«A pubblicare le notizie i giornalisti non commettono mai un reato. Se quelle notizie sono frutto dei reati di qualcun altro non sta ai giornalisti accertarsene. I giornalisti hanno come unico scopo della loro professione cercare e verificare i fatti e pubblicare notizie che siano veritiere”. Lo afferma Alessandra Costante, segretaria generale della Fnsi, in relazione all’inchiesta della procura di Perugia che vede fra gli indagati tre cronisti del quotidiano Domani.

«Se esiste un istituto che è il segreto professionale un motivo c’è ed è esattamene quello di non rivelare le fonti. Non vorremmo mai che l’indagine a carico dei giornalisti dovesse servire da un lato ad annichilire ancora una volta la libertà di stampa e dall’altro a provare a dare conferme che magari gli inquirenti non hanno», aggiunge Costante.

I tre cronisti del quotidiano Domani, sotto inchiesta per accesso abusivo e rivelazione di segreto, sono Giovanni Tizian, Nello Trocchia e Stefano Vergine. «Sono indagati dai magistrati di Perugia, che di fatto imputano loro una sola cosa: aver fatto bene il proprio lavoro. Che è quello di trovare buone fonti, ottenere notizie segrete sui potenti di pubblico interesse, verificarle e infine pubblicarle. A beneficio unico dei lettori e della pubblica opinione», scrive il direttore del quotidiano, Emiliano Fittipaldi, in un articolo pubblicato anche online sabato 2 marzo 2024.

«Per le fughe di notizie rischiano ora fino a cinque anni di carcere», prosegue Fittipaldi, rilevando che «in questo attacco alla libertà di stampa – voluto o meno è indifferente: il risultato è questo – c’è un’aggravante. Le indagini sui giornalisti sono partite grazie a un esposto del ministro Guido Crosetto, fedelissimo della premier Giorgia Meloni, a cui non sono piaciuti alcuni articoli di Domani che segnalavano il suo palese conflitto di interessi al tempo della nomina alla Difesa».

La vicenda è quella dell’indagine sui presunti accessi abusivi alla banca dati relativa alle Segnalazioni di operazioni sospette (Sos). I magistrati del capoluogo umbro guidati da Raffaele Cantone, – per i quali al momento non emerge un’attività di dossieraggio vera e propria – ritengono che ci siano stati accessi ritenuti abusivi al sistema informatico e che parte dei dati ottenuti sia stata inviata ai giornalisti. Una quindicina gli iscritti nel registro degli indagati, compresi il tenente della Guardia di finanza Pasquale Striano e Antonio Laudati, già sostituto alla procura nazionale Antimafia.

Solidarietà ai colleghi del Domani viene espressa dalla segreteria dell’Associazione Stampa Romana, che in una nota parla di «un nuovo, inaccettabile tentativo di intimidazione nei confronti dei giornalisti, un attacco alla libertà di stampa, al diritto dei cittadini a essere informati», e dall’esecutivo dell’Usigrai, che esprime «solidarietà e vicinanza ai colleghi finiti sotto inchiesta semplicemente per aver fatto il loro lavoro di giornalisti di inchiesta. Quello che gli viene contestato – incalzano i giornalisti Rai – non è di aver scritto falsità o di aver diffamato qualcuno, ma di aver realizzato inchieste giornalistiche con carte vere ottenute da fonti giudiziarie. Un attacco alla libertà di stampa, un fatto sconcertante in un Paese occidentale, ancora più inquietante se si pensa che l’inchiesta è partita dopo l’esposto del ministro della difesa Crosetto. L’Usigrai è al fianco della Fnsi per tutte le iniziative che vorrà intraprendere a tutela dei colleghi e del diritto costituzionale dei cittadini a essere informati che appare sempre più compromesso nel nostro Paese».

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