Le SLAPP (Strategic lawsuits against public participation) costringono al silenzio giornalisti, attivisti, whistleblower e chiunque porti alla luce fatti nell’interesse pubblico. Definite anche “querele bavaglio”, le SLAPP costituiscono una vera e propria interferenza con il diritto dei cittadini ad essere informati ed esprimere liberamente il proprio pensiero.
Le SLAPP rappresentano inoltre una grave limitazione alla partecipazione democratica e al diritto alla libertà d’espressione poiché privano il dibattito pubblico di voci che fanno luce su informazioni di pubblico interesse. L’obiettivo di chi porta avanti un’azione temeraria nei confronti di giornalisti e attivisti che si occupano ad esempio di corruzione, abusi di potere e questioni ambientali è quello di metterli a tacere, una minaccia al diritto alla libertà d’espressione e al diritto di cronaca.
Il ricorso alle SLAPP in Italia è molto diffuso. La normativa più utilizzata per istigare casi di SLAPP è la diffamazione sia per via civile sia per via penale, ma anche il diritto alla privacy e il diritto all’oblio vengono usati impropriamente per impedire la rivelazione di informazioni scomode. Spesso, le minacce legali precedono persino la pubblicazione dell’inchiesta, innescando meccanismi di auto-censura.
Il Parlamento italiano è già stato esortato ad allinearsi con le recenti pronunce della Corte Costituzionale in tema di diffamazione. La Corte è intervenuta con una decisione nel 2020 e con una sentenza nel 2021 sulla questione di costituzionalità della pena del carcere per i giornalisti nei casi di diffamazione a mezzo stampa, invitando il Parlamento a rimuovere le norme che la prevedono – eccetto nei casi di “eccezionale gravità” – e a promuovere un’ampia riforma della normativa in materia. Tale riforma, rimasta ferma ed ostacolata nelle precedenti legislature, è necessaria per arrivare, auspicabilmente, ad un “effettivo bilanciamento tra la libertà d’espressione e la tutela della reputazione”, come sottolineato dalla Corte nel 2021.
A livello europeo, lo scorso aprile la Commissione europea ha presentato la propria risposta al problema elaborando un intervento su due fronti: una direttiva sui casi transnazionali, che dovrà ora seguire il suo iter di approvazione tra Consiglio Ue e Parlamento europeo, e una raccomandazione, con efficacia immediata anche se non vincolante, che raccoglie precise indicazioni da applicare nei casi nazionali. Ciò è stato possibile anche grazie ad una intensa mobilitazione della Coalizione contro le SLAPP in Europa (CASE), che raccoglie oltre 40 organizzazioni della società civile europea impegnate nel contrasto alle SLAPP.
La vicepresidente della Commissione Europea Vera Jourova chiama “la legge di Daphne” la direttiva in discussione per ricordare la giornalista maltese Daphne Caruana Galizia uccisa nel 2017 mentre era vittima di numerosi procedimenti legali a suo carico e che con la sua tragica vicenda ha contribuito a sollevare l’attenzione sul tema. La presentazione della proposta a livello europeo è stata celebrata come un momento di portata storica, un risultato impensabile fino a qualche anno fa.
Questo patrimonio non va disperso. L’iniziativa europea dovrebbe esortare ad adottare in maniera urgente anche in Italia misure volte a tutelare le vittime di SLAPP. Ora tocca al prossimo Parlamento e Governo italiano fare la propria parte. In vista del voto del 25 settembre, i firmatari del presente appello chiedono a tutti i candidati alle prossime elezioni e alle forze politiche un impegno pubblico a sostenere nel corso della prossima legislatura, nelle sedi europee e nazionali, l’adozione di misure, legislative e non, per contrastare le SLAPP.
In particolare, chiediamo:
- l’introduzione del tema delle SLAPP come priorità nell’agenda politica italiana;
- l’avvio di una riforma complessiva del quadro normativo sulla diffamazione, sia penale sia civile, in linea con le recenti pronunce della Corte Costituzionale e con gli standard del diritto internazionale in materia di libertà d’espressione;
- l’introduzione di una procedura di archiviazione tempestiva delle azioni legali classificabili come SLAPP;
- l’istituzione di sanzioni punitive e con effetto deterrente per gli autori di querele temerarie;
- la raccolta dati e il monitoraggio sistematico e indipendente degli atti intimidatori di natura legale da parte delle istituzioni in collaborazione con la società civile;
- il mantenimento dell’intergruppo parlamentare che si occupa di informazione, media e giornalismo e l’effettivo impegno dei parlamentari che ne fanno parte nel contrastare le SLAPP;
- l’implementazione senza ritardo delle linee guida contenute nella Raccomandazione europea per i casi nazionali;
- il sostegno, nelle sedi europee, alla proposta di Direttiva anti-SLAPP presentata dalla Commissione europea il 27 aprile 2022.
Grazie ad una rete attiva in tutta Europa, la società civile ha dato un contributo fondamentale nella formulazione di risposte per impedire che le querele temerarie limitino la libera espressione, la partecipazione e la democrazia. Continueremo a fare pressione affinché le misure proposte vengano adottate.
PER APPROFONDIRE
L’appello, promosso da Osservatorio Balcani Caucaso Transeuropa e rilanciato, fra gli altri, da Articolo 21, Transparency International Italia, Article 19 Europe, Environmental Paper Network, Greenpeace Italia, FNSI, Ordine dei Giornalisti, European Centre for Press and Media Freedom (ECPMF), European Federation of Journalists (EFJ), International Press Institute (IPI), Festival dei Diritti Umani, Associazione Italiana Medici per l’Ambiente (ISDE), info.nodes, Lega Italiana Antivivisezione (LAV), Parliament Watch Italia, è aperto a tutte le organizzazioni che condividono queste richieste.
Adesioni in costante aggiornamento. Per firmare: resourcecentre@balcanicaucaso.org. La versione dell’appello in inglese è pubblicata a questo link.