«Mentre il mondo si avvicina al 30° anniversario della Dichiarazione e della Piattaforma d’azione di Pechino, nel 2025, le giornaliste devono affrontare molestie, minacce e attacchi fisici sproporzionati. Le piattaforme online sono diventate terreno fertile per la misoginia e gli abusi, con le giornaliste, in particolare le freelance, sottoposte a campagne mirate di incitamento all’odio, doxing e trolling, come illustrato dal recente caso in India, dove la giornalista investigativa Rana Ayyub ha ricevuto oltre 200 minacce di stupro e di morte, dopo che il suo numero è stato pubblicato da un creatore di contenuti di destra sulla piattaforma social X». Così la Federazione internazionale dei giornalisti in una nota pubblicata anche sul proprio sito web venerdì 22 novembre 2024, vigilia della giornata internazionale contro violenza sulle donne che si celebra il 25.
«Le donne – incalza la Ifj – subiscono molestie sessuali, aggressioni e persino omicidi nel corso del loro lavoro, in particolare nelle zone di guerra. Secondo le statistiche dell’Ifj, dei 128 giornalisti uccisi nel 2023, 14 donne sono state uccise nell’esercizio del loro dovere».
Facendo riferimento agli strumenti internazionali esistenti che vietano la violenza contro le donne e contro i giornalisti, la Ifj «invita i governi e le organizzazioni internazionali ad adottare misure concrete per contrastare gli ostacoli all’incolumità delle giornaliste» e in particolare esorta «gli Stati ad attuare pienamente la Convenzione sull’eliminazione di tutte le forme di discriminazione nei confronti della donna (CEDAW), la Convenzione C 190 dell’OIL sulla violenza e le molestie nel mondo del lavoro e le risoluzioni 2222/2015 e 1738/2006 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, che condannano gli attacchi internazionali contro giornalisti e operatori dei media in situazioni di conflitto armato».
Per la presidente della Ifj, Dominique Pradalié, «questi strumenti forniscono un solido quadro giuridico per la protezione dei diritti delle giornaliste, compreso il diritto alla libertà di espressione e il diritto a lavorare liberi dalla violenza, anche nelle zone di conflitto. I governi di tutto il mondo devono agire rapidamente per metterli in pratica, in aggiunta al nostro progetto di convenzione internazionale sulla sicurezza e l’indipendenza dei giornalisti».
Il sindacato internazionale esorta inoltre le organizzazioni dei media «ad adottare approcci sensibili al genere nelle redazioni, comprese le politiche che promuovono l’uguaglianza di genere e la sicurezza sul posto di lavoro. Tali politiche dovrebbero includere misure per prevenire e affrontare le molestie, la discriminazione e la violenza, nonché fornire servizi di supporto per i giornalisti mirati, compresi i freelance».
Maria Angeles Samperio, presidente del Consiglio per le pari opportunità della Federazione internazionale, ha dichiarato: «La campagna della Ifj ‘You are not alone’ contiene una serie di strumenti per sostenere i media e i sindacati nella lotta alla violenza online. È tempo di usarli e inviare un messaggio chiaro ai molestatori e agli aggressori: la violenza di genere, sia offline che online, non va bene. Continueremo a lavorare con i nostri affiliati e partner per aumentare la consapevolezza, chiedere responsabilità e creare un ambiente più sicuro e libero dalla violenza di genere per i giornalisti che possono esercitare la loro professione senza timore di violenza, indipendentemente dal genere».