«L’intelligenza artificiale, come ogni artefatto tecnologico, può essere un utensile o può essere un’arma e non possiamo evitare che abbia entrambi i significati. Quello che possiamo fare però è lavorare sull’umano, cioè lavorare perché l’uomo sappia addomesticare questa nuova entità per farne uno strumento che collabori alla creazione del bene comune». Lo dice in un’intervista riportata dall’agenzia Ansa martedì 2 ottobre 2024, a margine del Prix Italia a Torino, padre Paolo Benanti, presidente del Comitato per l’intelligenza artificiale istituito presso il Dipartimento per l’informazione e l’editoria della Presidenza del Consiglio e consigliere di Papa Francesco su questo tema, nonché unico membro italiano del Comitato sull’intelligenza artificiale delle Nazioni Unite.
«L’uso dell’intelligenza artificiale – aggiunge padre Benanti – può essere messo in pericolo solo dalla stupidità umana. L’intelligenza artificiale deve trasmettere conoscenza e non tradire, deve essere al servizio della società, soprattutto dei più deboli. Ma per difendersi dalle fake news non si può prescindere da fonti riconoscibili e dal ruolo irrinunciabile dei giornalisti. Abbiamo bisogno – conclude – di quelle figure fondamentali che sono i giornalisti, che nutrono il tessuto democratico, che nutrono quella possibilità che un Paese come il nostro possa rimanere democratico, cioè capace di esprimere una pluralità all’interno di un contesto che è il contesto della nostra Costituzione».