«È una giornata in cui si parla di libertà di informazione e di servizio pubblico, ma l’idea di trattare il tema in un confronto muscolare nei giardinetti di viale Mazzini non ci convince. Abbiamo deciso di farlo nei luoghi in cui il servizio pubblico va difeso». Lo ha detto il segretario Usigrai, Daniele Macheda, aprendo la conferenza stampa organizzata nella sede Fnsi mercoledì 7 febbraio 2024, giorno in cui il Pd ha convocato un presidio davanti a viale Mazzini per protestare contro la Rai ‘meloniana’.
«Ci sono due pilastri importanti che reggono la democrazia: il sindacato e il giornalismo – ha proseguito Macheda –. Se si indeboliscono questi due pilastri è a rischio la democrazia. Sulla difesa del servizio pubblico abbiamo avuto sempre la stessa linea, assieme alla Fnsi. Bisogna riformare la legge di nomina dei vertici, garantendo risorse certe e di lunga durata. Lo abbiamo detto sempre, ma non è cambiato nulla».
Il problema «non si risolve con i sit-in, ma in parlamento – ha sottolineato Macheda –. Noi in parlamento siamo andati per proporre una riforma che garantisca la certezza di risorse. Lo abbiamo fatto anche di recente per dire la nostra sul Media Freedom Act, che, dopo che si è sminato in quel testo un rischio forte di controllo dei giornalisti, delinea la strada dell’indipendenza dei media. Crediamo che in quella sede i partiti possano dare a questo Paese un servizio pubblico effettivamente libero. Tra pochi mesi ci sarà il rinnovo del cda con la legge Renzi, usata e abusata per controllare i vertici della Rai. Già negli anni scorsi si è perlato di riequilibrio, torna sempre questa parola. È il segno evidente che qualcosa non va».
«L’altro tema è l’ascolto dei cittadini – ha concluso –. Abbiamo avviato la campagna ‘Rai 2027’, anno in cui scadrà la convenzione. I cittadini con le loro organizzazioni devono dire quale è il servizio pubblico che si aspettano. Per questo abbiamo incontrato i cittadini sul territorio e continueremo a farlo».
Con il segretario Usigrai e la segretaria generale Alessandra Costante e il presidente della Fnsi, Vittorio di Trapani, alla conferenza stampa sono intervenuti anche rappresentanti dell’Ordine dei giornalisti nazionale e del Lazio, di Slc Cgil, Rete NoBavaglio, Articolo21, MoveOn.
«In questi giorni l’Usigrai ha compiuto 40 anni. L’Usigrai ha una sua monotonia. Avrebbe potuto fare sindacato attraverso le fotocopie, perché ha detto sempre le stesse cose: quando fece la diffida al cda con il governo Renzi, quando fece ricorso all’Anac, quando contestò la Gasparri. Lezioni di pluralismo della contestazione non le accattiamo, parlano 40 anni di storia», ha detto Di Trapani. «Leggiamo di sigle che manifestano contro l’opposizione – ha detto ancora riferendosi al contro sit-in organizzato da UniRai –. Non capiamo perché si protesta contro l’opposizione, siamo abituati a vedere proteste contro il governo. Ci facciano capire anche perché fanno aprire una loro assise da un artista ultrapagato».
Il presidente Fnsi ha poi aggiunto: «Questa è la casa dei giornalisti ed è giusto fare qui questa iniziativa. C’è un elemento che trovo rilevante: in questa sala ci sono realtà diverse che lottano per la libertà di stampa. Non è un incontro della corporazione dei giornalisti, perché siamo convinti che l’articolo 21 della Costituzione non appartenga ai giornalisti, ma ai cittadini».
Per riformare la Rai, ha proseguito, «basta prendere il Media Freedom Act, prendiamo le dichiarazione del direttore dell’Ebu in Vigilanza e fotocopiamo. L’Europa chiede la libertà dei servizi pubblici, risorse certe e di lunga durata e una governance libera dai partiti. Proporrei un patto etico: le dichiarazioni che i partiti fanno quando sono all’opposizione le riportano pari pari quando sono al governo. Li aspettiamo al varco al prossimo cda».
Ribadendo che «il sindacato si è mosso sempre allo stesso modo, anche quando contestammo le scelte sul cda allorché il governo Draghi escluse l’unica opposizione parlamentare», Di Trapani ha concluso rilevando che «anche sul servizio pubblico l’Italia si allontana dall’Europa. Si rende necessaria una missione Ue in Italia per vedere cosa sta succedendo. Vale anche per l’emendamento Costa, per la riforma Cartabia, per la diffamazione. Queste cose non le chiede l’Europa. L’Europa ci chiede libertà dei media».
A chiudere l’incontro la segretaria generale Alessandra Costante. «Non penso che sit-in possano dare forza alla nostra protesta. Vanno bene, danno senz’altro visibilità, ma le forze politiche hanno prima di tutto l’obbligo di andare in parlamento e presentare leggi di riforma. È un sassolino, ma da un sassolino inizia a scendere la valanga. Mi aspetto che questo faccia l’opposizione, ma anche la maggioranza», ha detto.
«La Fnsi è la casa di tutti i giornalisti italiani. L’unica sede dei giornalisti italiani, le altre sono pallide imitazioni», ha rilevato, aggiungendo: «Questo continuo spoil system in Rai non fa bene a nessuno. Titoli vergognosi come quelli sui ‘700 euro ai pensionati, si vota l’8 e 9 giugno’ non si devono vedere più sul servizio pubblico, che ha un’importanza fondamentale».
Per la numero uno del sindacato, «serve un impulso forte per la modifica della governance. Occorre fare una riforma della Rai, che deve essere autonoma e indipendente, avere fondi certi e finanziamenti sicuri e non tenuta alla catena del potere come un cane. Questo ci chiede l’Europa, non ci chiede di restringere il diritto di cronaca o di pagare male i giornalisti. Ci chiede poche e semplici cose: assicurare il diritto cronaca, dare una paga dignitosa ai giornalisti e indipendenza ai media italiani, tra cui c’è anche la Rai. Tutto il resto – ha concluso – sono invenzioni di chi ha volto mettere le grinfie sul servizio pubblico. L’ho detto anche in parlamento: ‘all’opposizione prima o poi ci andate tutti, è convenienza di tutti voi intervenire’».