L’Associazione Stampa Umbra ha ritenuto irricevibile, in quanto fortemente discriminatoria sul piano economico, professionale e umano, la proposta avanzata dal Gruppo Corriere di applicare ulteriori cinque settimane di cassa integrazione in deroga Covid 19, con una riduzione dell’80 per cento dell’orario di lavoro, unicamente per i 25 colleghi già sospesi a zero ore per nove settimane.
Da qui la decisione dell’ASU, condivisa in sede di esame congiunto con Fnsi, Associazione Stampa Toscana e Associazione Stampa Romana, di non sottoscrivere l’accordo per la proroga dell’ammortizzatore sociale.
Al tavolo nazionale l’Asu, con le altre rappresentanze sindacali, aveva infatti posto come condizione irrinunciabile che il Gruppo Corriere applicasse l’ammortizzatore sociale a tutti i giornalisti, attraverso la rotazione integrale dei colleghi impiegati in redazione, continuando a non condividere il ricorso alla cassa integrazione in deroga Covid 19 in costanza di un contratto di solidarietà in scadenza a giugno 2021.
L’ostinazione dell’azienda a proseguire nella discriminazione, nella dequalificazione professionale della maggior parte dei colleghi, esponendoli a un ulteriore pregiudizio economico alla luce dei ritardi nei pagamenti da parte dell’Inps, è inaccettabile, come è inaccettabile la condivisione di una posizione che non rispetta i principi di equità e solidarietà, sostenuti e difesi dal sindacato, da parte della maggioranza del corpo redazionale e dei tre componenti su cinque del Cdr che hanno firmato l’accordo.
L’ASU valuterà per questo la rispondenza dei comportamenti degli iscritti ai principi del patto sindacale e metterà il proprio legale a disposizione degli associati che ritenessero di tutelare i propri diritti nei confronti dell’azienda.
Quanto sta accadendo al Gruppo Corriere rappresenta una ulteriore conferma del livello di crisi che sta investendo il giornalismo umbro, esposto a un modo di fare impresa che ha portato alla perdita di molti posti di lavoro e alla dequalificazione professionale.
E’ tempo che si ritorni ai tavoli di confronto con la voglia di trovare soluzioni condivise fra le parti per il bene comune, di aziende e lavoratori, ed è tempo che anche le istituzioni, a cominciare dalla Regione che ha in mano strumenti utili per sostenere il settore, facciano la loro parte, adoperandosi per salvaguardare etica e pluralismo dell’informazione.