In piazza, a Roma, ci sono i rappresentanti di Ordine, Inpgi, Casagit, Fondo di previdenza complementare, associazioni, Comitati di redazione, giornalisti lavoratori autonomi e lavoratori dipendenti, colleghe e colleghi esodati. Manifestano unendosi alla mobilitazione dei consiglieri nazionali della Fnsi convocati in via straordinaria davanti a Montecitorio. Insieme per chiedere alle istituzioni, governo in primis, risposte alle criticità che da oltre un decennio, ormai, attanagliano un settore, quello dell’informazione, vitale per la democrazia.
«Non una piazza contro qualcuno, ma una piazza per la libertà di informazione, per il diritto dei cittadini ad essere informati, per la dignità del lavoro delle colleghe e dei colleghi», dice aprendo la manifestazione il presidente della Federazione della Stampa, Giuseppe Giulietti, che ringraziando il presidente Mattarella per i suoi ripetuti interventi in difesa del ruolo del giornalismo ribadisce: «Siamo qui per dire no al commissariamento dell’articolo 21 della Costituzione. Il presidente del Consiglio, Mario Draghi, ci ascolti».
Ora che l’Italia si appresta a ripartire, spiega il segretario generale della Fnsi, Raffaele Lorusso, «chiediamo che venga riconosciuto il ruolo centrale dell’informazione e di chi fa informazione nella ricostruzione del Paese. Chiediamo che sia rimesso al centro dell’agenda il tema del lavoro, perché il lavoro senza dignità offende le persone, il lavoro precario rende precaria la democrazia. Abbiamo riunito in piazza il Consiglio nazionale – rileva – per chiedere attenzione per il settore. Il presidente del Consiglio convochi un tavolo per affrontare il tema informazione nel suo complesso: lavoro, dignità, previdenza, assistenza».
«Il governo ci chiede di tagliare le uscite e allo stesso tempo rifinanzia i prepensionamenti», denuncia la presidente dell’Inpgi, Marina Macelloni. «In dieci anni – aggiunge – l’Ente ha pagato 500 milioni di ammortizzatori sociali, soldi che lo Stato ha risparmiato e che hanno contribuito alla stabilità del sistema. Siamo pronti a fare sacrifici, ma se sono accompagnati da azioni che portino all’Istituto nuove risorse. Serve una cabina di regia a palazzo Chigi per affrontare la crisi del sistema e per tornare a parlare di crescita, di sviluppo e di lavoro nel settore dell’informazione. Per il bene della democrazia».
L’attenzione richiesta almeno in parte arriva, portata in piazza da alcuni parlamentari, fra cui Stefano Fassina, Walter Verini, Marianna Madia, Alessia Rotta, Nicola Pellicani, Filippo Sensi. A sorpresa si presenta il sottosegretario all’Editoria, Giuseppe Moles. «Porto il mio sostegno personale e politico alle ragioni della manifestazione», esordisce, annunciando alcune misure di sostegno al settore già in un prossimo decreto. «Un primo passo», spiega. E, rivolto al giornalisti esodati in presidio accanto a lui, «la vostra è una problematica che conosco bene», evidenzia.
Al microfono anche Caterina Bini, sottosegretaria alla presidenza del Consiglio per i Rapporti con il parlamento. «Siamo da sempre affezionati alla libertà di informazione, che sappiamo passa anche e soprattutto dai diritti dei lavoratori del settore. Senza diritti e tutele – afferma – la stampa è meno libera. Cercherò di farmi portavoce in tutte le forme con governo e parlamento delle vostre istanze».
Il presidente del Comitato per le intimidazioni ai cronisti della commissione Antimafia, Walter Verini, ricorda la necessità di difendere «l’autonomia dei giornalisti dalle minacce e dalle querele temerarie che vorrebbero imbavagliare i giornalisti, ma anche l’autonomia che deriva dai diritti e dalle garanzie contrattuali e dalla certezza di un futuro previdenziale solido».
Stefano Fassina riconosce che la pandemia ha aggravato problemi strutturali e che è necessario intervenire in questa fase di transizione perché all’informazione sia riconosciuto il suo ruolo di pilastro della democrazia. «In questi anni – osserva – abbiamo difeso il pluralismo, ora dobbiamo giocare all’attacco. Le condizioni di lavoro delle giornaliste e dei giornalisti più giovani sono inaccettabili. Se il lavoro è precario è meno libero». Da qui l’impegno a trovare spazio per rimettere in agenda «un confronto sistematico».
Tanti i temi su cui lavorare con le istituzioni: dalla tutela dei cronisti minacciati alla riforma Rai, dalla salvaguardia dell’Inpgi alla tutela delle fonti, dall’equo compenso alla lotta al precariato, con l’abolizione dei contratti cococo, «che sono i contratti dei rider del giornalismo», evidenzia Lorusso. «Impegni a costo zero – incalza – che avrebbero un impatto importante sulla libertà di chi fa giornalismo». Mentre sull’impiego di risorse pubbliche «sarebbe giusto destinarle a creare nuova occupazione piuttosto che ad accompagnare i lavoratori fuori dalle redazioni con i pensionamenti anticipati. Così si sosterrebbe anche l’Istituto di previdenza», l’analisi del segretario Fnsi.
Spazio poi agli interventi di Guido D’Ubaldo, in rappresentanza del Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti; Daniele Cerrato, presidente Casagit; Mattia Motta, presidente della Commissione lavoro autonomo Fnsi, che invita «la categoria a parlare di più di noi precari»; Vittorio Di Trapani, segretario Usigrai; Guido Bossa, presidente Ungp; Elisa Marincola, portavoce di Articolo21; Paola Spadari, presidente Odg Lazio; Carlo Bartoli, presidente Odg Toscana; Maurizio Di Schino, segretario Ucsi; Silvia Garambois, presidente di Giulia Giornaliste. E ancora: Anna Del Freo e Guido Besana, , segretaria generale aggiunta e vicesegretario Fnsi; i presidenti e segretari delle Associazioni regionali di Stampa Claudio Silvestri, Carlo Muscatello, Lazzaro Pappagallo, Paolo Perucchini. E le testimonianze dei giornalisti precari, fra cui Nicola Chiarini, Lorenzo Basso, Ubaldo Cordellini, Paolo Levi e i rappresentanti dei coordinamenti dei collaboratori di Repubblica e Ansa.
«La mobilitazione prosegue – le parole di commiato del segretario Lorusso – anche sui territori, con nuovi appuntamenti e con l’obiettivo di sensibilizzare le istituzioni sulle condizioni di lavoro dei giornalisti e delle giornaliste italiane, affinché il governo riconosca il ruolo dell’informazione anche con provvedimenti concreti a tutela della dignità, dei diritti e delle tutele di chi fa informazione».