Formazione, esperienza e competenza, queste le caratteristiche contenute nell’accordo, siglato il 12 giugno scorso, tra Parlamento e Commissione Europea, in materia di riconoscimento delle qualifiche professionali sul territorio dell’Unione, che prosegue l’attività di aggiornamento della Direttiva Europea 2005/36/CE e che sancisce la “libera circolazione delle idee”. Con la tessera professionale europea infatti, dal giornalista al medico, la professione potrà essere esercitata in ogni Stato membro.
Due le novità principali che avranno un impatto notevole sugli attuali assetti delle professioni, compresa quella giornalistica.
La prima consiste nell’introduzione di una tessera professionale – in formato elettronico – che agevolerà il riconoscimento della qualifica professionale, andando a sostituire l’attuale procedura di dichiarazione. In questo modo i professionisti potranno fornire i propri servizi, sul territorio europeo, senza altre formalità burocratiche, sia nel caso di una prestazione spot, sia nel caso di trasferimento temporaneo in un altro Paese membro.
La seconda novità riguarda l’introduzione di nuovi meccanismi per il riconoscimento automatico della qualifica professionale, che potrà avvenire sulla base di quadri omogenei e prove di formazione comuni.
In questo modo si avrà non solo una mobilità professionale più facile e veloce, ma anche un sistema di controllo che garantirà i fruitori della prestazione professionale, tramite un meccanismo di allerta europeo basato su un flusso continuo di informazioni tra tutti i Paesi membri, compresa la comunicazione di un qualsiasi divieto, anche temporaneo, di esercizio della professione.
“Prosegue – ha commentato il Presidente dell’Inpgi e dell’Adepp Andrea Camporese – il processo di modernizzazione delle professioni, su cui Bruxelles continua a dimostrarsi estremamente sensibile e attenta. Si tratta di una misura importante che va ad inserirsi nel più ampio quadro di rilancio dell’economia europea di un mercato sempre più unico. Ma se il nostro paese non dimostrerà di essere in grado di rispondere positivamente al processo in atto, i professionisti italiani pagheranno la mancanza di politiche di sostegno per la professione.